Il passaggio della star di Fortnite Tyler “Ninja” Blevins dalla nave maestra di Twitch a quella di Mixer, la piattaforma streaming rivale di cui è proprietaria Microsoft, ha letteralmente scioccato il mondo degli eSports.
Il fatto che Twitch abbia perso il suo streamer più seguito è emblematico, anche perché arriva in un momento in cui la concorrenza fra i marchi di streaming si sta facendo agguerritissima, con Facebook entrato a gamba tesa nella mischia grazie a un accordo esclusivo con ESL e YouTube tornato prepotentemente alla ribalta nonostante il fallimento della sua app di gioco autonoma.
I tagli di Twitch
Per anni Twitch ha dominato lo streaming live. Tutt’ora è il punto di riferimento per le dirette eSportive, ma qualcosa sta cambiando.
Twitch ha infatti apportato importanti tagli al suo programma di pagamento. I corrispettivi elargiti dalla piattaforma di Amazon in cambio dello streaming di un determinato numero di ore ogni mese sono stati ridotti per i top team e addirittura eliminati per molti di quelli di seconda fascia. Una situazione che sta spingendo sempre più squadre a pubblicare clip dei propri streaming Twitch in diretta su YouTube per compensare le entrate perse e recuperare credito nei confronti dei viewers e dell’intero ecosistema eSports.
Probabilmente scottata dal caso Ninja, Twitch ha operato queste modifiche proprio per non rischiare di perdere i migliori team di eSports competitivi. Con buona pace di tutti gli altri, che spesso – d’altro canto – pare abbiano aggiunto sui propri canali creators di giochi popolari non competitivi pur di mantenere fede agli accordi sulle ore di streaming da produrre e incassare il denaro.
La rivalsa di YouTube
La decisione di Twitch non sancisce la fine di un’epoca: le squadre di eSports non stanno lasciando la piattaforma, cominciano semmai a diversificare le loro attività online soprattutto in favore del caro e vecchio YouTube, utilizzato principalmente per estendere i propri flussi Twitch, specie quando sono coinvolti gli sponsor.
Lo streaming su Twitch, infatti, è trasmesso no stop per ore e ore alla volta, il che se da un lato aiuta ad accumulare un vasto pubblico lungo tutto l’arco della messa in onda, dall’altro penalizza l’azione di eventuali sponsorizzazioni visto che gli spettatori possono sintonizzarsi e uscire di continuo, perdendo parti importanti della diretta. Succede così che sempre più di frequente sia i singoli creators che i team condensino tali video in clip più brevi e che le pubblichino su YouTube, raggiungendo in modo mirato un pubblico più ampio (per la cronaca, YouTube ha in media 2 miliardi di spettatori mensili).
Guardando uno streaming Twitch, d’altronde, la possibilità che un utente possa tagliare il contenuto e perdere il messaggio pubblicitario inserito è sempre dietro l’angolo. Con una clip di “highlights” su YouTube no, o per lo meno è molto più difficile. Senza contare, poi, che la piattaforma di Google può offrire agli esperti di marketing strumenti di analisi molto più potenti e approfonditi per motivare gli investimenti, a cominciare da una esatta demografia della fan base di creators e team.
Verso il cross-posting
La strada per gli eSports non è dunque diversa da quella di qualsiasi altro ambito dell’influencer marketing, ed è il cross-posting fra le varie piattaforme. Con Twitch, o Mixer, o Facebook Gaming in prima linea per ospitare dirette e video live e YouTube a garantire entrate aggiuntive facendo monetizzare con contenuti on demand.
«Modificare i flussi di Twitch in clip per YouTube è diventata prassi fra i team da quando i marketers investono di più negli eSports. E se si pensa ai contratti stipulati con gli influencer in altri settori verticali, tutti incentrati sul cross-posting fra i vari canali per ottenere il maggiore coinvolgimento possibile, non può che essere così».